Progetto “Feuerstein per l’integrazione e il sostegno educativo”
L'estrema genericità, vaghezza e variabilità delle capacità di reazioni innate (cioè geneticamente programmate) dell'uomo significa che, senza l'aiuto di modelli culturali, egli sarebbe funzionalmente incompleto [...] una specie di mostro informe senza meta né capacità di autocontrollo, un caos di impulsi spasmodici e di vaghe emozioni. L'uomo dipende dai simboli e dai sistemi simbolici con una dipendenza tanto grande da essere decisiva per la vita stessa di questa creatura...
Clifford Geertz, Interpretazione di culture, 1988 (1973)
… e non esiste una terra tanto pericolosa che egli [il viaggiatore] con l'umanità non possa attraversare, perché lo spirito dell'uomo è ovunque lo stesso.
Charles Doughty, Travels in Arabia Deserta, 1888
Background:
L'antropologia culturale è una scienza sociale nata all'inizio del XIX secolo in Europa. Definire tale disciplina ed il suo oggetto di studio non è cosa banale. Il termine “antropologia” spesso suscita in chi lo incontra reazioni di sorpresa e curiosità, ma è anche oggetto di fraintendimenti e convizioni errate riguardo il suo significato. In termini generali, l'antropologia culturale ha come interesse l'essere umano, non già come animale biologico (di questo si occupa in diversi modi l'antropologia fisica), ma in quanto animale sociale produttore di cultura. A differenza degli altri esseri viventi, l'uomo può sopravvivere solo grazie ai suoi istinti, ma necessita inoltre di apprendere dei modelli di pensiero e di comportamento dai suoi simili e di dare senso a ciò che lo circonda. La cultura è qui intesa proprio come il sapere umano in senso lato, diversamente dall'accezione di cultura come sapere elevato, specialistico e di pochi. Essa è al tempo stesso qualcosa che l'uomo e le società umane creano e tramandano come soggetti attivi e qualcosa che agisce sugli individui, in quanto ognuno nasce in un ambiente culturale preesistente. Il compito che l'antropologia culturale si propone è quello di interpretare la molteplicità di manifestazioni dell'umano, districare le reti complesse di significati in cui siamo immersi e contribuire alla conoscenza stessa dell'uomo sull'uomo. La disciplina antropologica ha iniziato a fare questo studiando le culture geograficamente lontane e (apparentemente) più dissimili dal proprio contesto di provenienza. Oggi che il mondo appare più piccolo e le esistenze dei singoli maggiormente interconnesse, l'antropologia continua a studiare l'alterità culturale, ma ha imparato nel tempo a relativizzare il concetto di altro da sé, ampliando il suo sguardo ad un'indagine critica rivolta alla cultura di origine degli antropologi stessi. Oltre alla sua natura teorica, il discorso antropologico rappresenta un valido strumento in grado di mettere a confronto costumi, pensieri e parole a prima vista estranei ed inconciliabili tra loro, arrivando a cogliere e ad esplicitare l'unitarietà delle questioni umane più profonde che accomunano tutti i popoli. L'antropologo culturale è quindi un ricercatore che si avvicina all'altro da sé (vicino o lontano che sia) con gli strumenti interpretativi della sua disciplina e con la sua stessa umanità. Egli non sospende le sue facoltà di giudizio critico e morale, ma cerca piuttosto di travalicare i limiti dei propri pregiudizi considerando ogni fenomeno nella complessità del suo contesto.
Il Metodo Feuerstein
Il Metodo Feuerstein prende il nome dallo psicologo e pedagogista Reuven Feuerstein e si basa sulla teoria della modificabilità cognitiva secondo la quale è possibile, in qualsiasi età, riattivare il processo di apprendimento e sviluppare le potenzialità cognitive ancora inespresse. Infatti, per il prof. Feuerstein, l’essere umano possiede una naturale propensione al cambiamento ed alla modificabilità delle proprie strutture cognitive per potersi adattare ai requisiti dell’ambiente in continua mutazione. Reuven Feuerstein, nato nel 1921 in Romania da famiglia ebraica, visse in prima persona il dramma della Shoah. Fin dagli studi di psicologia in Romania scelse di dedicare il suo lavoro ai bambini con bisogni speciali. Negli anni quaranta si trasferì nel nascente stato di Israele, dove si occupò dell'educazione e dell’integrazione di bambini e giovani svantaggiati, scampati alla guerra, provenienti da varie parti di Europa, Asia e Africa. Egli ha approfondito la sua formazione in Svizzera con André Rey e Jean Piaget e conseguito il dottorato di ricerca alla Sorbonne di Parigi. Inoltre è stato docente universitario negli Stati Uniti e in Israele (dove ha fondato il “Feuerstein Institute”, un centro di ricerca e formazione: https://icelp.info/).
Origini del Metodo e del Programma di Arricchimento Strumentale
I principi del Metodo Feuerstein e del Programma di Arricchimento Strumentale (PAS) furono elaborati per sopperire alla rigidità e all’inefficacia del sistema educativo standard e migliorare le prestazioni scolastiche di bambini stranieri che, arrivati in Israele da zone arretrate o deprivate, stentavano ad apprendere nuove abitudini e ad ambientarsi in un contesto diverso da quello di origine. I giovani immigrati erano molto diversi, dal punto di vista culturale, linguistico e formativo, dagli israeliani di origine europea e, come coseguenza, molti di loro non erano in grado di seguire gli studi perché la loro performance risultava sotto la media. Questi dati preoccupavano la dirigenza israeliana che considerava tali soggetti ad alto rischio di incapacità integrativa, sia dal punto di vista educativo che sociale. In questo contesto, Reuven Feuerstein, responsabile dell’educazione residenziale di questi giovani stranieri, si rese conto che le modalità di valutazione dell’intelligenza e i classici interventi educativi non erano adeguati a questi allievi. Feuerstein affermava infatti la necessità di attuare una distinzione tra il comportamento manifesto di un individuo e le sue risorse, che possono rimanere latenti senza l’intervento di un mediatore che filtri, selezioni, interpreti ed elabori gli stimoli nella modalità più funzionale per il soggetto che li deve rielaborare.
Il Metodo oggi
Il Metodo è diffuso a livello internazionale ed applicato in tutte le situazioni in cui sia necessario favorire un incremento delle prestazioni individuali accrescendo la flessibilità di risposta al cambiamento. Esso è utilizzato nei contesti e con i soggeti più disparati: educativo, riabilitativo, formazione aziendale, disturbi specifici dell’aapprendimento, portatori di handicap, anziani. Per quanto riguarda l'ambito scolastico, il Metodo Feuerstein figura da anni come programma standard in molte scuole degli Stati Uniti e in Brasile, Cina, Giappone, Francia, Spagna, Belgio, Svezia, Repubblica sudafricana, Canada e Australia.
Il Programma di Arricchimento Strumentale (PAS)
Il Metodo Feuerstein si pone quindi come obiettivo il potenziamento delle abilità cognitive dell'individuo – di qualunque individuo – in base alla convinzione che esista sempre uno scarto tra le potenzialità di un individuo e l’effettiva realizzazione di tali potenzialità. In altri termini, vi è sempre un’area, una zona di ulteriore sviluppo cognitivo, sulla quale è possibile lavorare. Il Programma di Arricchimento Strumentale (PAS) rappresenta un ausilio fondamentale di applicazione pratica dei principi teorici elaborati da Feuerstein. Materialmente, esso si compone di diverse schede di lavoro con esercizi carta-matita, raggruppate in 14 strumenti progressivi. Gli esercizi non hanno un contenuto specifico, riconducibile a una particolare materia scolastica o disciplina, ma servono per sollecitare le stesse capacità, le stesse aree cognitive che vengono esercitate con le normali attività scolastiche: l'orientamento nello spazio; l’orientamento nel tempo; la comprensione delle relazioni numeriche, transitive, causali; la percezione analitica; la comparazione; la classificazione; la capacità di sintesi; la verbalizzazione chiara e precisa; il ragionamento logico, ipotetico-deduttivo. Il vantaggio di tali esercizi rispetto alle discipline scolastiche è che essi non richiedono, per essere eseguiti, delle preconoscenze necessarie per affrontare, per esempio, un problema geometrico o un esercizio di analisi logica. Non necessitano quindi neppure di quella fase – che alcuni alunni trovano estremamente demotivante o particolarmente complicata da affrontare – che è lo studio individuale. Gli esercizi proposti dal PAS sono ben strutturati, per difficoltà crescente; l’attenzione alla gradualità del processo caratterizza infatti sia la struttura interna di ciascuno dei 14 strumenti che costituiscono il programma, sia la successione di tali strumenti, raggruppati in tre livelli di difficoltà.
L’apprendimento mediato e la figura del mediatore
L’applicazione del Metodo Feuerstein significa molto più del semplice svoglimento degli esercizi del PAS: la sua peculiarità è rappresentata dall’idea che l’apprendimento debba essere sempre il risultato di un processo di mediazione. La mediazione si distingue dalla semplice trasmissione di concetti o informazioni ed è caratterizzata da uno scambio continuo fra il mediatore e il soggetto mediato, fatto più di domande, ragionamenti e approfondimenti che di risposte standardizzate. Ogni essere umano è un potenziale mediatore per i propri simili nella comprensione della realtà: per esempio, i genitori mediano normalmente gli stimoli del mondo esterno al neonato con l’intento di farglielo conoscere. Il mediatore è qui però inteso come un esperto formato all’applicazione del Metodo e che conosce le modalità adatte a stimolare negli allievi attività di generalizzazione, esemplificazione, discussione, confronto di strategie cognitive e risolutive a partire dagli strumenti del PAS.
Obiettivi
In sintesi, il PAS si propone di:
- insegnare il vocabolario, i concetti, le operazioni mentali necessarie alla padronanza di compiti e alla risoluzione di problemi di carattere generale;
- sviluppare “insight” (nel senso di intuizione e consapevolezza) circa le cause del successo o dell’insuccesso in ambito scolastico, ma anche in situazioni di vita quotidiana;
- fornire agli allievi occasioni per sperimentare e comprendere le loro capacità cognitive;
- migliorare la comunicazione e l’espressione linguistica;
- potenziare le funzioni cognitive, stimolando l’osservazione sistematica, la capacità di analisi, di comparazione e di categorizzazione, abituando l’allievo a procedere con metodo e a saper generalizzare ed astrarre;
- favorire l’emergere di competenze emotive e sociali nell’allievo;
- accrescere l’autostima (attraverso la mediazione del senso di competenza, punto chiave del Metodo) per migliorare l’immagine di sé, la coscienza delle proprie capacità e favorire l’autocontrollo attraverso la regolazione del comportamento di fronte ai compiti sia facili che difficili;
- migliorare la capacità di autocorrezione;
- stimolare a generalizzare gli apprendimenti acquisiti anche ad ambienti e situazioni esterne: ogni concetto o processo affrontato attraverso l’utilizzo degli strumenti Feuerstein verrà sempre ricollegato alla realtà quotidiana del bambino, andando oltre la situazione contingente per promuovere una vera interiorizzazione e stimolare ricadute positive in tutti gli ambiti di vita.
Progetto, destinatari e modalità di applicazione
Il presente progetto intende fare propri gli obiettivi del PAS e, attraverso i suoi strumenti, si propone di potenziare le risorse cognitive di ogni allievo rendendolo un attore attivo del proprio percorso di apprendimento e di integrazione nel gruppo classe. Tale intervento educativo e di promozione dell’integrazione è rivolto ad alunni delle scuole primarie (dalla classe seconda) e scuole secondarie di primo grado, di nazionalità sia italiana che straniera. Il progetto può essere applicato anche a singoli allievi, ma è pensato principalmente per il lavoro di gruppo (massimo 10 partecipanti). L’omogeneità interna dei gruppi non è un requisito necessario, in quanto una maggiore varietà di caratteristiche individuali fornisce più spunti di lavoro e rappresenta un arricchimento per tutti. Nel gruppo, inoltre, ogni individuo impara a riconoscere e relativizzare le proprie capacità e i propri limiti ed è incoraggiato a sviluppare le proprie competenze, cimentandosi in prima persona come mediatore verso i suoi compagni. Il percorso verrà comunque definito ed articolato sulla base delle specifiche caratteristiche e necessità dei partecipanti.
La scansione ottimale dell’intervento consiste in due o tre sessioni di lavoro settimanali della durata di circa un’ora/un’ora e mezza ciascuna. Ogni incontro segue uno schema che prevede, a grandi linee: esplicitazione degli obiettivi e collegamento con gli incotri precedenti, descrizione ed interpretazione del compito, definizione delle consegne esplicite e implicite, esecuzione individuale degli esercizi (con mediazione dell’applicatore), esplicitazione e confronto delle strategie usate per la soluzione degli esercizi, puntualizzazione dei termini specifici (arricchimento del vocabolario), definizione di regole, individuazione di principi generali, trasposizione dei principi e delle strategie in altri campi (“bridging”), riassunto dell’incontro.
Gli incontri saranno tenuti da professionisti formati nel Metodo Feuerstein: una psicologa (dott.ssa Moruzzi Sara) e una antropologa culturale (dott.ssa Bono Caterina). L’integrazione di questi due diversi percorsi formativi, psicologico e antropologico, permette un approccio completo e attento alle diverse problematiche e specificità che bambini e ragazzi italiani e stranieri possono portare all’interno degli incontri.